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Comunicazione

Come cambia il giornalismo tra carta e web

Capire come cambia il giornalismo oggi è un tema decisivo. Ti riguarda da vicino, se sei giornalista o apprendista giornalista; se fai ufficio stampa; se fai digital pr per un’azienda o un’istituzione.
L’editoria vive in prima persona una rivoluzione: web e social media stanno modificando le nostre abitudini e chi lavora nell’informazione deve tenerne conto.

Come cambia il giornalismo? I giornalisti pure sono cambiati? Il loro metodo di lavoro ne ha modificato ruolo e personalità? Oggi vogliamo osservare come si fanno i giornali e fare, dopo, alcune riflessioni.

Come cambia il giornalismo: la multipiattaforma

Il giornalista oggi lavora per un giornale ma, forse, lavora per più giornali. Scrive per una testata cartacea, che però ha una versione anche sul web. È molto probabile, inoltre, che abbia almeno due presenze sui social network: Twitter e Facebook, Instagram per alcuni, Linkedin per altri. Ci sono testate che hanno una produzione televisiva; radio che postano i notiziari su Facebook; quotidiani che ospitano blog.
Il giornale è oramai un microcosmo di media diversi: ciascuno di loro richiede competenze differenti e tanti formati per una sola notizia.

L’articolo pubblicato sul giornale on line, pochi minuti dopo il lancio d’agenzia, è un pezzo differente da quello che il giorno dopo uscirà sul quotidiano in edicola. Il post che accompagna l’articolo sul social network non è solo una sintesi della notizia, ma un testo orientato a interessare alcune fasce di lettori. Formati audio e formati audiovisivi sono, ancora una volta, differenti dal contenuto testuale.
Per capire come cambia il giornalismo oggi, bisogna ricordare i tempi dell’informazione. Internet rende tutto più veloce: comunicare una notizia in tempo reale, pubblicare nell’arco di tutto il giorno aggiornamenti continui è oggi possibile e in tanti casi necessario. Il giornale è una multipiattaforma always on.

Il giornalista non lavora da solo

Facciamo un esempio. Il corrispondente di cronaca locale che seguiva un territorio anche prima del web non lavorava da solo. Trovava la notizia, la proponeva in redazione, la scriveva, magari dettandola al fonico per telefono. A volte era accompagnato da un fotografo. In redazione, grafici, capiredattori, capiservizio, correttori di bozze, direttori entravano in contatto, diretto e indiretto, con lui.
Oggi la rete di persone che fanno un giornale è ancora più ampia. Alcune nuove figure professionali:

  • il consulente Seo, che dà indicazioni su come scrivere per il web
  • social media manager e community manager, che gestiscono le pagine sui social network
  • i responsabili di marketing e pubblicità, che, in molte riviste specializzate, lavorano insieme ai giornalisti per  publiredazionali e contenuti sponsorizzati.

Il giornalista: non solo il blocco degli appunti

Due rivoluzioni importanti hanno cambiato il modo di lavorare dei giornalisti.

  1. La tecnologia offre strumenti avanzati per scrivere, comunicare, organizzare l’agenda, scoprire nuove notizie. In alcuni giornali stranieri si parla di augmented journalism, quando software con intelligenza artificiale automatizzano parte del lavoro stesso di scrittura. Report finanziari, notizie sui dati di bilancio, sono scritte dal software e poi corrette da un giornalista.
  2. Nel giornale multipiattaforma, è lo stesso giornalista a farsi media di se stesso, divulgando, sui suoi profili social, gli articoli che scrive. Condivisione e commento della notizia allargano la sua visibilità tramite la rete di amici, simpatizzanti, colleghi e collaboratori.

Grande firma o lavoro di squadra?

Se in un articolo aumenta il grado di intervento della rete redazionale, il profilo stesso del giornalista può cambiare. I diritti d’autore dell’articolo saranno sempre i suoi. Quanto, però, del processo della notizia si deve a un individuo solo?
Presso alcuni giornali, la presenza di una comunità molto attiva di lettori ha dato contributi reali al lavoro di redazione. Gli abbonati ai servizi de Il Guardian commentano gli articoli già pubblicati, ma a volte suggeriscono ai giornalisti i temi per inchieste future e si fanno sostenitori attivi, finanziando nuovi progetti.
Questi cambiamenti influenzeranno anche le attitudini dei giornalisti?
La tendenza a considerarsi grandi firme, a livello individuale, lascerà il testimone al lavoro di squadra?

Lavorare in rete

La contaminazione tra giornali cartacei, strumenti di informazione on line, social network ha un effetto anche sul rapporto tra giornalista e collaboratori. Quanto del lavoro di inchiesta sarà svolto da un individuo solo? La rete di contatti e colleghi contribuisce alla diffusione della notizia, una volta pubblicata, ma in un gruppo davvero affiatato può succedere dell’altro. I collaboratori del giornalista sono altri occhi, altre orecchie in ascolto di possibili spunti per un articolo: possono intercettare un fatto, un commento di un cittadino, una foto scattata su un gruppo locale.

Il lavoro di squadra, in redazione, può estendersi all’operatività del giornalista in tante fasi:

  • la ricerca della notizia
  • la raccolta delle testimonianze
  • la ricerca delle immagini
  • i commenti dell’articolo, una volta pubblicato.

Non sappiamo ancora che cosa ci riserverà il futuro dell’informazione, ma uno sguardo a come cambia il giornalismo e alle nuove prospettive ci fa ben sperare.

 

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